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L’artista,
modenese di nascita e centese di adozione, propone all’interno della
scultura contemporanea uno spazio creativo originale di forte impatto visivo
e cognitivo.
La sua
formazione scientifica e psicologica la porta a cogliere gli elementi
archetipici delle figure femminili che modella nella terra oppure che fonde
nel bronzo. È la plasticità della mente, della materia mnestica governata da
segni e simboli, che rimanda alla potenzialità della materia plastica,
duttile nella sapiente e reiterata manipolazione dello scultore.
Donne, dee
oppure ninfe vaganti è pur sempre l’immagine della femminilità che emerge in
un gioco compositivo, in un grumo pulsante di linee di forza, che cantano la
bellezza infinita delle creature e riportano all’interno della materia il
mistero della fertilità.
La serie
delle “Dee bianche” dell’anno 2006 permette al visitatore di cogliere il
senso di questa ricerca che Adani continua con determinazione e con nuovo
vigore ogni volta. Le sei dee in terra refrattaria hanno l’audacia della
tradizione e la decisione del nuovo.
I panneggi
richiamano altri tempi delle divinità antiche, altri movimenti della danza
dei corpi, altri spazi della prossemica. Bella, maestosa nella sua
solitudine, la dea irradia da dentro le forze che tutto tengono assieme e
legano, ostinate, i fili della vita. Eppure mai le dee ieratiche e
impassibili del passato hanno potuto dichiarare l’autonomia della persona come
solo Cristina Anna Adani riesce a loro infondere.
Gianni
Cerioli
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Da sempre
appassionata studiosa di psicologia e della psiche umana, l'artista si
dedica alla scultura con mestiere e libertà espressiva, trattando diversi
materiali, dalla terra refrattaria al gesso, dal bronzo alla ceramica Raku,
fino alla vetroresina, alla kriptonite e ai vari metalli. Per lei l'arte è
uno strumento per esplorare l'Essere, per testimoniare la profondità
recondita emozionale e del pensiero e le sue figure plasmate con gestualità
sapida ed essenziale rappresentano la simbologia della vita, la
trasformazione della materia in spirito, l'afflato verso una condizione
eterea ed eterna del corpo.
Guido Folco
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Le forme sinuose, le superfici
patinate di quelle figure mute che vagamente richiamano l'iconografia
neoclassica, sono in realtà ben ancorate alla contemporaneità, giocate come
sono sui contrasti espressivi tra una figurazione di tradizione e una
matericità informale. Nelle sue eleganti sculture, Cristina Adani trasforma
con indubbia maestria tecnica le proprie emozioni in immagini plastiche,
suggestioni interiori, emozioni nuove che coinvolgono e catturano.
Umberto Demichelis
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“Ciò che
noi solitamente connotiamo
come simbolo è un segno grafico convenzionale di cui spesso coscientemente
ignoriamo il significato ad esso sotteso, fermandoci all’immediato. Vi è
invece spesso un significato nascosto in un simbolo, appartenente alla sfera
inconscia e mai definibile completamente”. |
Con queste parole Jung illustra il potente
e perenne motore del cammino esistenziale di ogni individuo. In questo
percorso, ogni uomo, confrontandosi con delle organizzazioni archetipe,
conquista e realizza la propria personalità. Criastina Anna Adani
sceglie la scultura come via per percepire i simboli, l’influenza e la forza
degli archetipi. L’artista richiama l’antica mitologia e i suoi segreti
significati, rinnovando i legami tra mito e storia. La sua arte esprime
suoni di una voce femminile la quale, prendendo forma e consistenza, diviene
musa prediletta nelle sue creazioni.
L’artista instilla, nelle sue amorfe figure
femminili, le intime sensazioni sul senso del mistero: il principio avvolge
e trascende la storia dell’umanità, percorre il suo magico mondo e,
popolandolo con testimonianze di eros e di maternità, oltrepassa la singola
identità e materialità dell’essere donna.
Eleganti anime vaganti rompono un apparente
equilibrio statico: esse danzano, libere e sinuose, innalzandosi verso una
vellutata e arcaica spazialità. Lirismo e armonia compositiva distinguono
l’indagine espressiva di Cristina Anna Adani, attenta alla ricerca dei
materiali capaci di evocare la condizione primordiale della vita.
Terra refrattaria o bronzo, gesso o
vetroresina, kriptonite o ceramica raku, l’artista utilizza per modellare i
suoi corpi libranti nell’atmosfera, e compone uno spazio vibrante di
coscienza collettiva, dove si amalgamo esperienza profana e dimensione
spirituale.
Flavia
Soldato
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Arte dell'Albedo |
La Percezione Cognitiva |
Comprensione dell'esistenza di fili
invisibili che riconducono al Sè |
Penelope |
La vita è un processo cognitivo che impegna
la mente creativa a tessere, come Penelope, i fili della comprensione
simbolica delle immagini in cui affiorano i temi dell'itinerario di
trasformazione della coscienza razionale dell'Io (Ulisse) nella coscienza
del Sè (Nessuno) |
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Tratto dalla rivista
EIKON, Anno IV Settembre-Ottobre n.16/2011 |
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Come attrici
sorprese nella loro azione,
le figure femminili della Adani si presentano a chi le
guarda, con le sembianze di ninfe intente a creare trame esoteriche, i
loro corpi svettano all’esterno dei manti che devono ancora essere
tessuti. Gli abiti come rocce, indossati con l’eleganza e la fragilità di
una statuaria, sensuale modella, lasciano intravvedere chiaroscuri
tridimensionali. Ambigui giochi di materia e vuoto,
affinità di forma e
movimento con figure mitologiche o rappresentazioni di scene dantesche
riconducibili alle incisioni del Dorè, dalle quali si dipanano fili, si
formano nodi che conducono la psiche alla pura essenza delle forme.
Giampaolo Burchiellaro,
Giugno 2010 |
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“Le sonore argille”
L’epoca che viviamo ha
fortemente accentuato lo stato di disordine e di smarrimento dell’uomo
contemporaneo come effetto dell’alta tecnologia e delle conquiste
straordinarie ed incontrollate nel campo scientifico-sperimentale.E’ una
conseguenza della perdita delle “certezze” ideologiche e culturali e del
rendere ogni cosa non più oggetto del pensare ma del de-strutturare
impoverendo ogni apprendimento o conoscenza trasformando il concetto
cultura in una sorta di mitologia personale, molto ben descritta dal
semiologo Roland Barthes nell’ormai classico “Miti d’oggi”, dove anche
la marca di un detersivo diventa simbolo di nuovi poteri magici sulla
materia.Siamo di fronte ad una dilagante operazione mistificatoria che
fa della esperienza personale l’unica certezza del proprio vivere e del
proprio agire. “L’esperienza è legata al mito. Immergersi nell’autoesperienza
vuol dire vivere il proprio mito, la storia della propria vita… Mentre
il legame con la nostra vita diventa più profondo, impariamo che
l’esperienza è la nostra maestra”. (Stanley Keleman) Tutto questo nuovo
mondo della rappresentazione è stato definito anche come “vedere i miti
in trasparenza” con il rischio di rendere evanescente o strumentale ogni
riferimento o contatto con la vera dimensione dei miti e della
mitologia, fonte “ingenua” ma rivelatrice di comportamenti speculativi
ed interpretativi dei fenomeni della vita naturale e sociale. I
miti sono stati nella storia fin dall’antichità il dizionario vivente
del credo esistenziale e formativo dell’uomo occidentale.
Un ritorno alla
ri-scoperta della antica mitologia ed ai suoi profondi significati è
oggetto di una interessante e stimolante ricerca da parte della
scultrice Cristina Anna Adani. Questa artista dalla versatile
personalità e dalla conoscenza pertinente delle varie materie che
vengono utilizzate (dalla terra refrattaria al bronzo, dal gesso alla
vetroresina, dalla kriptonite alla ceramica raku), ha realizzato
percorsi di indagine su “ … corpi piegati sulla terra; le figure così si
sottraggono, subiscono trasfigurazioni e si estraniano”.
Le sue opere sono,
infatti, dei presupposti di narrazione, di ri-costruzione del rapporto
inscindibile tra “Mito e Storia”. E’ un breve ma significativo viaggio
ideale che attraversa il mondo dell’arkhaia , un mondo che è stato
definito come il fenomeno dei tempora ignota.
Questo mondo che è
rappresentato, fondamentalmente, dalla “voce femminile”, dalla sua
presenza, dalla sua contingenza ed essenza archetipa. E’ cercare di dare
delle risposte alla storia delle donne, alla storia dell’umanità e della
sua esistenza. Le piccole statue ritrovate nelle tombe o nei vari
insediamenti sono figure femminili che presentano simboli diversi
connotando sia l’identità di donna-fertilità sia di donna-dea.
Cristina Anna Adani nelle
sue sculture ha teso ad evidenziare l’aderenza dei concetti base della
vita con la “primitività” del segno rappresentativo e creativo del mondo
empirico e fattuale con le prime forme di interiorizzazione delle
angosce esistenziali dell’eterno rapporto inseparabile tra la vita e la
morte, tra èros e thanathos.
La sua attenzione è
nell’infondere nelle sue informi figure femminili le sensazioni profonde
del mistero, dell’ignoto, delle forze esoteriche di una religiosità
pagana e primitiva. La non-conoscenza legata al terrore di esistere e al
suo superamento consolatorio mediante nuove simbologie che dessero
semplici risposte, del tutto condivisibili, di natura
socio-biologico-comportamentale. La donna che ripropone un altro tema
pieno di significati senza tempo: il legame con la madre terra (la
fertilità), la scelta della non-maternità, il non procreativo come
anticipatore della morte. La donna vergine, quindi, come
rappresentazione del mostruoso, dea terribile e divoratrice di bambini.
“La verginità di Artimede, è la chiave per comprendere la natura. Non
toccata dagli uomini, e, ciò che più conta, senza alcuna esperienza di
maternità, la “femminilità” della divinità diventa pericolosamente
potente”. (Nanno Marinatos)
Cristina Anna Adani
attraverso il suo “immaginario archetipo” popolato da figure, fortemente
simboliche, come: la Donna Falco, la Donna Cervo, Psiche, la Dea
Bianca, Fantasma di fuoco, Circe, Despina, Caverne, ect…, ci introduce
in un paesaggio magico, fatto di antichi sortilegi che ci comunica una
visione del mondo dove il sogno ed il mito servivano per conoscere
ciò che è oltre, un collegamento con la propria identità e con il resto
incomprensibile e privo di materialità.
E’ una stimolante
testimonianza e ricostruzione della ricerca come rappresentazione di
tutto ciò che esiste. Sono schegge di un mondo antico (e grezzo), che
rivela la nostra natura, inalterata nel tempo della storia, di cercare
in noi stessi il senso della divinità. Ascoltare noi stessi, ascoltare
“le sonore argille” di Cristina Anna Adani è come ri-scoprire la
continuità della nostra umana storia: conoscere le cose mediante gli
universi dei simboli, delle ideologie e delle idee.
Nelle sue problematiche e
dialettiche sculture l’immagine femminile è principio d’identità
con l’archetipo universale dove anche l’uomo ne è presenza innata e la
dualità di anima/animus ne fissa ancestralmente la tensione erotica ed
il mistero dell’amore.
La dimensione erotica e
creativa trasforma la donna in luce-divinità/ luce-donna, producendo,
nel tempo, nuove forme metamorfiche della “luce dell’amore” come
trascendenza del mistero della bellezza e della sua materialità.
Questa ricerca filosofica
ed antropologica è alla base della produzione scultorea di questa
interessante artista, poiché nel riproporre modelli di evocazione
mitologica ed arcaica della figura umana, diventa archeologa essa stessa
delle forme simboliche per decifrare l’irrealtà ontologica sia
dell’esperienza umana sia delle primordiali concezioni della vita e del
mondo. E’ saper cogliere il divenire del Tempo nel suo rendere illusorio
ed evanescente ogni azione e testimonianza umana.
La sua ricerca nei miti
della femminilità non è fine a se stessa, ma risuona come linguaggio
sonoro che non si disperde, ma si rintraccia nell’angoscia
contemporanea, dove, secondo Heidegger, la “temporalità di ogni
esistenza umana genera fatalmente l’angoscia e il dolore”. E’ il senso
del Nulla che prevale nella nostra epoca e forse il lavoro intelligente
della scultrice Cristina Anna Adani potrebbe suggerirci nuovi percorsi
culturali: contrastare il dilagante processo di omologazione e di
conformismo della personalità umana e l’ideologia dei nuovi idola
artificiali che connotano il nostro immaginario ed il nostro modo
contemporaneo di pensare e di rappresentare la realtà.
E’ forse importante il
ritorno simbolico al caos, alla spiritualità arcaica, allo sperimentare
la luce della conoscenza e l’ombra psichica non prodotta dallo
smarrimento od estraniamento dell’esistenza, ma dalla crescente
consapevolezza delle esperienze iniziatiche e di resurrezione attraverso
progressive crisi psichepatologiche in cui si esprimano l’esperienza
profana e la dimensione del sacro.
E’ un invito al
“risveglio”, ad eliminare i “mostri” dei sogni, prodotti dal sonno non
solo della Ragione, ma della perduta identità ancestrale e della
presenza della Donna Madre, della Dea Bianca o della “Donna unica”
medievale, fonti di nuove energie e di rinnovate immagini rigeneratrici
di saggezza e di amore.
“Così, coloro che nei
quadri guardano coi loro occhi le immagini dell’arte non vedono le
stesse cose, ma quelli che nel sensibile riconoscono l’immagine di un
essere posto nel loro pensiero, sono per così dire turbati quando
arrivano a ricordarsi della realtà vera: da questo turbamento nasce
l’amore”. ( Plotino )
Bologna, 27 maggio 2009
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Le Teste di Cristina Anna
"ll tempo e lo
spazio, rappresentati da volti remoti, sono avvolti da una rete che pare
fermare ogni passaggio spaziale e temporale in una sorta di triangolo
tridimensionale, alludendo ad una sosta meditativa e contemplativa.
Le teste appaiono, infatti, in silenzio o appena si sussurrano a vicenda, si
dispongono in un quieto ascolto in una sospensione che può generare
attenzione e contatto.
Pertanto accostamento fra divergenze, intese come forze vitali
diversificate, racchiuse dal reticolo, che come tale, simboleggia una
sostanza embrionale in grado di produrre vita e richiama il potere neutrale
dell’utero; da qui un riferimento alla totalità" |
Le teste disposte a
terra esprimono la fine di una era, di molte culture e dei modi peculiari di
ogni civiltà di rappresentare il tutto. Il reticolo rappresentato
dall'artista è una chiara esigenza di sintesi delle esperienze spirituali
provenienti dal passato....come risposta alla miseria intellettuale e
culturale del presente e premonizione di un cambiamento radicale della
coscienza collettiva.
Il potere neutrale
dell'utero è da sempre ritenuto il potere androgino di autoconcepire parole
e opere pregne di significato. E l'androgino preannuncia la nascita di una
nuova cultura umanistica fondata sulla trasformazione dell'energia sessuale
in amore, creatività, coscienza e conoscenza di sè, le quattro tappe di
trasformazione dell'identità individuale nell'identità del Se transpersonale.
Marta Breuning
Rivista E:IKON, 5
Giugno 2009 |
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"Donne Vaganti"
Con un'elegante resa
formale ed armonia dell'equilibrio le sculture dell'artista Cristina Anna
Adani si addentrano in una strutturazione inimitabile, capace di dare al
fruitore una suggestiva narrativa di esperienza unica. Ella, che opera con
impegno e profonda conoscenza della tecnica, conferisce vita alla materia
con un susseguirsi di emozioni profonde; è una materia che si anima di
spiritualità e contenuti umani unici, dote assolutamente preziosa da parte
dell'artista che fa della sua arte un racconto stupefacente. La sua passione
per la figura umana femminile, che è il soggetto prediletto nelle sue
creazioni, si distingue con immediatezza ed importanza sia concettuale che
estetica, anche per via del suo vigore espressivo e dell'autenticità dei
sentimenti. Ogni incontro con l'opera della Adani evoca un'intensa emotività
sempre palpitante di poesia e grazia compositiva, che vive costantemente
in un dinamismo carico di emozionalità. L'artista riesce così a tirar fuori
mirabilmente dalla materia l'anima, ne risulta pertanto un iter di ampio
coinvolgimento tanto da donare alle sue figure di "donne vaganti" intime
emozioni stabilendo con esse una relazione che travalica ogni scena
tradizionale. Le sue sculture, fedeli alla dimensione figurativa, allo
stesso tempo si arricchiscono di uno stile sorprendente, sempre in
evoluzione che si rinnova di continuo con incessante studio, abilità di
costruzione e forza espressiva che danno prova di un'operosità responsabile
dal notevole impegno scultoreo. La donna con le sue gioie e con le sue
sofferenze, rivelatrice di un proprio stato d'animo e di un'identità
espressiva sia sul piano emotivo che su quello comunicativo si innalza
sinuosa verso una morbida spazialità densa di ritmo e singolare impatto
visivo. All'interno del modellato della Adani memorie e ricordi garantiscono
un valore estetico e contenutistico di grande rilievo. Quello che facciamo
leggendo le opere della scultrice è un viaggio nella figura umana, nella sua
psiche e nella sua condizione esistenziale. L'artista materializza con
significazioni e vivi sentimenti opere dall'autentico spazio artistico.
Eleganza, equilibrio e bellezza caratterizzano validamente le sue figure; i
vuoti e i pieni, le proporzioni e la gestualità acquistano una responsabile
discorsiva di evidente autonomia stilistica e culturale. Quella della Adani
è un'indagine sulla figura femminile: attenta e vissuta con meditata ricerca
dei materiali, perizia formale ed energia vitale. Nel suo ruolo la Adani si
qualifica appieno. I volumi armonici e la forza dinamica offrono un'intima e
vibrante resa che conduce la Adani ad operare sempre con maturità, vigore e
purezza d'animo.
M. Malì |
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Da "il Resto
del Carlino" di Domenica 2 Novembre 2008
La Centese Cristina Anna Adani
dispiega nella composizione delle sue opere ritmi avvolgenti, mentre
instancabilmente proietta nello spazio le linee di forza delle sue figure
Gianni
Cerioli |
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"La Terra
in forma di fuoco"
Ci
sono molti modi per “raggiungere” la scultura, Cristina è passata attraverso
la grafologia. Per lei il “segno” non ha segreti. Sa decodificare, con
professionalità e sensibilità, le attitudini e i caratteri salienti di chi
scrive. La “calligrafia”, in quanto “capsula” contenente un’identità, Cristina
ha deciso, per sé, di romperla, aprire questo contenitore e liberarne il
contenuto, con tutto quanto comporta, anche in termini di contraddizione; si
mette in gioco, si lascia interpretare, permette all’interlocutore di
avvicinarsi al suo segreto. Così, Cristina, comincia a “scrivere” con la terra e ci
racconta di anime che rompono il guscio della materia per liberarsi in
fiamme vibranti e sciolgono lacci invisibili. Le sue sculture sono acqua,
neve, vapore, suoni e lingue di terra trasformate in fuoco, tanto fuoco,
perciò ci appaiono come corpi mossi da un calore interno e, quasi a
riscattarsi dall’inazione, danzano una danza sensuale dove la passione guida
l’intenzione verso un luogo originario e misterioso ..un magma di altre
anime liberate e danzanti. Anche i ritratti che Cristina costruisce ci
portano in un mondo antico dove è continua la lotta tra sé e l’Idea. I volti
seducenti e silenziosi, chiarissimi, quasi di ghiaccio, vengono addolciti da
una sorta di spinta interna. Sono volti di regine prigioniere del ruolo a
cui sono destinate, ma dentro alle quali la passione non langue, il fuoco,
ancora, rompe l’apparente staticità per essere assecondato nella propria
forza. E in
questo modo Cristina restituisce alla terra-creta tutta la sua valenza
simbolica ed evocativa in continua alternanza, in fluida dualità, di lotta e
silenzio, inquietudine e misticismo, forma e sogno.
Tiziana B. |
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Con Cristina Anna ci
troviamo di fronte ad un componimento scultoreo di valore personale ed
universale. La scultrice rielabora "il mito" dell'espressionismo classico di
varie civiltà per reinserirlo in una personale motilità di legami che dal
passato la immettono in un campo d'azione difficile come costruzione,
materia ed elaborazione. Affiorano così le sue sculture che ci offrono i
particolari dei corpi femminili di riferimento cui l'artista è interessata,
talvolta mutilati, senza volto, perchè per l'artista Adani è scultoreo ogni
particolare che ritrae e propone. Scultura con un back pieno di immagini
cognitive che affollano la vita artistica di questo talentuoso scultore al
femminile.
Michael Musone |
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L'arte di Cristina
Anna Adani è poesia e raffinata seduzione, le sue sculture hanno leggerezza
e movimento; nelle sue "Dame bianche nel vento" c'è armonia, incantevole
bellezza e grande forza compositiva!
Laura Mercuri, Giugno 2010 |
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Cristina Anna Adani è
ormai da anni impegnata in una ricerca sull'identità del femminile che passa
attraverso la pratica plastica con l'utilizzo di vari materiali come la
kriptonite e la juta. L'artista ottiene così forme man mano più aeree e
sempre più lontane da un'immediata riconoscibilità dato che i corpi, più che
essere rappresentati, sembrano gradualmente farsi a contatto con
l'atmosfera.
Gianpaolo Burchiellaro, Giugno 2010 |
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La scultura egizia
diviene il paradigma per esprimere l'identità profonda della donna, nella
sua immagine più antica e misteriosa. L'artista genera una ricerca plastica,
quasi archeologica, delle simbologie ancestrali della scultura che diventano
le radici più autentiche della sua interiorità figurativa. Cristina Anna
Adani supera la mimesi della copia, donando alle sue opere una profonda
spiritualità interiore unita a una forte personalità ideativa, tramite
progressive e sapienti scansioni plastico esecutive.
Prof. Arch. Gianluigi Guarneri |
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